Al via (tra le polemiche) i test per il numero chiuso
Ha preso il via a Roma e in altre città italiane, tra le prevedibili proteste, la serie di test per l’ingresso nelle facoltà a numero chiuso. In particolare, sono più di 60.000 gli aspiranti camici bianchi che, all’interno delle aule di 38 università italiane, si stanno preparando per attraversare una fase fondamentale del proprio futuro formativo e professionale, considerando che si giocheranno la possibilità di essere ammessi a medicina e odontoiatria.
Considerando che i candidati sono 60.000 e i posti disponibili sono 10.132 (9.224 a Medicina e 908 a Odontoiatria), ne consegue che passerà circa un candidato su sei. Sessanta sono invece i quesiti, e cento i minuti utili per poter mostrare le proprie conoscenze.
Non solo. Ad essere impegnati sono anche i candidati per veterinaria, con 7.987 partecipanti alle selezioni di ingresso per 655 posti. E così anche per la facoltà di architettura, con 10.161 iscritti al test per 6.991 posti, e ulteriormente gli addetti alle professioni sanitarie e medicina e chirurgia in lingua inglese.
Ad ogni modo, come ampiamente stimato, non sono mancate le polemiche e le proteste, a cominciare da quelle conseguenti il blitz notturno degli studenti dell’Unione degli Universitari e della Rete degli studenti medi davanti alla sede del Miur, in viale Trastevere a Roma, finalizzata a formalizzare una visiva protesta contro le selezioni di ingresso.
Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu, ha precisato che l’iniziativa alla sede del Miur nasce perché “quella che avviene con il test è una selezione che di fatto si basa su elementi aleatori, e su cui incidono fortemente una serie di fattori che nulla hanno a che vedere con la capacità e la volontà del candidato di affrontare un determinato corso di studi. I bandi inoltre contengono elementi peggiorativi rispetto al passato, come la diminuzione sostanziale dei posti disponibili (se ne perdono più di 1000, di cui 300 a medicina) e la chiusura anticipata delle graduatorie al termine del primo semestre, lasciando immaginare che questo comporterà un’ulteriore riduzione dei posti. In questo modo moltissimi potenziali studenti sono buttati fuori dalle università, e si vedono negata la possibilità di scegliere il proprio futuro”.