Università, 8 mila docenti hanno aderito allo sciopero
Dopo due settimane dall’avvio, lo sciopero dei docenti ha coinvolto 8.142 docenti, 2.700 in più di quanti (5.444) avevano inizialmente sottoscritto l’appello di proclamazione. A sostenere tali cifre è stato, negli scorsi giorni, il Movimento per la dignità della docenza universitaria, promotore della mobilitazione.
Il risultato, spiega ancora il Movimento in una nota che si rivolge ai professori e ai ricercatori, è relativo principalmente a quanto avvenuto negli ultimi 10 giorni, in cui si è entrati nel vivo dei primi esami in appello.
“Mancano ancora molte settimane alla fine dello sciopero (il 31 di ottobre) – ha dichiarato Carlo Ferraro, docente del Politecnico di Torino – ognuno è in grado di valutare da sé quale situazione potrà esserci già alla fine di settembre. Certamente ci sarà un’ulteriore crescita”. Intanto, comunque, i dati sono commentati come molto positivi, e il docente ribadisce in manier soddisfatta che “vuol dire che abbiamo interpretato bene quello che i colleghi pensano”.
A proposito di numeri, nella nota si invita a non adagiarsi sui buoni risultati conseguiti in questo momento, considerato proprio il buon esito della protesta fino a questo momento. “Continuate, invece, a scioperare con maggiore convinzione e maggiore determinazione. Più i numeri cresceranno più aumenteranno le possibilità di vedere soddisfatte le nostra sacrosante richieste” – aggiunge ancora Ferraro.
Lo stesso Ferraro sui quotidiani nazionali ha poi affermato che per il momento le richieste continuano ad essere ignorate dal governo, e che seguiranno un programma chiaro che segue diverse fasi. La prima fase è certamente legata al blocco degli scatti d’anzianità dei docenti, cui farà seguito un’altra battaglia legata alla richiesta di un piano organico di assunzioni, e di finanziamenti alla ricerca. Successivamente, entrerà in atto la terza fase, legata alla mobilitazione per il potenziamento del diritto allo studio.
Ferraro sottolinea inoltre che i professori scioperano perchè “esiste una inaccettabile sperequazione nel trattamento retributivo dei docenti universitari”, e lo fanno perché, aggiunge Ferraro, “dopo dieci azioni e tre anni di richieste non abbiamo ottenuto nulla”. Peraltro, conclude Ferraro, la protesta dei docenti si salda anche alle richieste specifiche degli studenti, che in diverse università, proprio insieme ai loro professori, stanno convocando assemblee per discutere insieme le ragioni dello sciopero e programmare futuri passi comuni.